E va bene, parliamo di Guerre Stellari.
In primo luogo, poche parole per introdurre la mia posizione -scettica- in merito.
Sono cresciuto a pane e Guerre Stellari, credo di aver visto la trilogia degli anni ’70/’80 cento volte. Contrariamente a decine di coetanei, però, non sono mai stato un vero fan della serie: a me delle varie spade laser, X-Wing, Star Destroyer, Land Speeder, della Forza, di Darth Vader, di Lord Fener, di C1P8 o R2D2 non è mai fregato un accidente.
Al posto di tutto questo inutile baloccame avrei da sempre preferito un bel confronto uomo-spazio alla Kubrick, oppure un sano film di manate alla Alien, senza tante chiacchiere fantasy sul Lato Oscuro.
Detto questo, non voglio neanche pensare di addentrarmi in inutili considerazioni nerd su chinonpotrebbesserepiùfortediluiperchèneifilmprecedenti…
“Il risveglio della forza” è un film in linea con la prima trilogia. Oltre ad esserne il seguito ne costituisce di fatto un remake, tale è il numero di parallelismi con “Una nuova Speranza”. Ritrovare come protagonista tutto il parentame (N.B. Non ancora svelato) della trilogia precedente costituisce oggettivamente una forzatura di trama di non poco conto, ma questo fattore convergenza è proprio di tutte le saghe a lunghissimo termine (serve per dare ai nerd elementi sui quali speculare?), prendiamolo dunque per come è.
A ben osservare, lo spirito avventuroso degli anni 80 viene qui mantenuto nel passaggio da un pianeta all’altro e nel confronto con tutta la fauna locale dei vari ecosistemi. Il ritmo narrativo è allegro e scorrevole, con la tendenza a smorzarsi solo dalla seconda metà del film, quando l’elemento umano comincia ad assumere peso. I risultati in questo caso sono però assai deludenti: gli spiegoni di Solo per dare continuità alla trilogia precedente e le crisi di coscienza di Kylo Ren lasciano miseramente il tempo che trovano.
Promosso senza lode, dunque? Due ore di film spese tutto sommato piacevolmente, con un valore artistico pari allo zero.