Quando si tratta di riparare non riesco proprio a trattenermi dal fare anche degli aggiornamenti qualitativi.
Ho rinnovato le frecce anteriori alla moto.
Era tempo. Le frecce precedenti erano veramente carine, ma la soluzione che avevo adottato (montaggio sul supporto delle frecce originali) le rendeva troppo sporgenti e vulnerabili agli urti, senza contare che un braccio così lungo deve averle esposte a parecchie vibrazioni. Risultato: si erano rotte entrambe, nel punto di collegamento tra la la gomma e la plastica.
Da Suzuki |
Si apriva dunque la questione di decidere con cosa rimpiazzarle. Avrei potuto sostituirle con una coppia uguale alla precedente e cercare di accorciare il loro supportino per proteggerle un po’ meglio, ma un po’ di sana voglia di cambiare ed un paio di considerazioni ingegneristiche mi hanno indotto a passare a tutt’altro genere.
Ed alla fine ho acquistato una coppia di frecce profilate da carena di colore bianco.
Da Suzuki |
Queste nuove frecce hanno indubbiamente alcuni vantaggi tecnici rispetto alle precedenti, certamente di piccola entità, ma che a me piace non sottovalutare.
1) Posso montare queste nuove frecce senza alcun supporto, ne consegue pertanto una bella semplificazione meccanica ed un leggero risparmio di peso.
2) Essendo profilate, queste frecce sono dieci volte più aerodinamiche delle precedenti.
3) Essendo profilate e non più sporgenti, non corrono il rischio di essere urtate accidentalmente.
Ed infine, dal punto di vista soggettivo…
4) Essendo profilate seguono molto più elegantemente la curva della carena pulendo di molto la vista laterale della moto.
Cosa potevo volere più di così da una coppia di piccole freccette?
In merito a quanto dicevo precedentemente circa l’entità dei vantaggi da un punto di vista tecnico/meccanico, vorrei aggiungere che non sono così folle da pensare di percepire dei cambiamenti nel comportamento della moto rispetto a prima, però in queste circostanze esprimo la mia passione per la meccanica attraverso la filosofia Toyota del kaizen.
Mi spiego meglio: che le nuove freccette siano più aerodinamiche delle precedenti è certamente vero, ma il coefficiente di penetrazione sarà sceso magari di qualche centesimo di punto. E questo risultato, benchè teoricamente vantaggioso, all’atto pratico non comporterà certamente un miglioramento dei parametri che una buona aerodinamica favorisce (aumento velocità massima, della quale peraltro non mi importa proprio, e riduzione consumi di carburante).
Il kaizen, in versione Ali almeno, dice che alla base del progresso meccanico sta solo il “principio del massimo sviluppo”, vale a dire il miglioramento di qualunque aspetto e di qualunque componente, anche di rilevanza limitata. Per miglioramento, ovviamente, si intende l’indirizzamento a quelle condizioni meccaniche che vengono ritenute vantaggiose. Chiaramente l’entità del vantaggio ottenuto da una modifica sarà proporzionale all’entità della modifica stessa, ma solitamente, anche inversamente proporzionale alla difficoltà di attuazione della modifica stessa. Proprio per quest’ultima ragione trovo non abbia senso trascurare i dettagli. E comunque i giapponesi hanno ampiamente dimostrato nelle competizioni che niente deve essere lasciato al caso, perchè non ne vale la pena. (O forse tutte queste sono scuse per giustificare il mio essere meccanomaniaco?).
Ad ogni modo, in questo tipo di ottica ho effettuato tutte le mie piccole modifiche, a partire dalla Sv di serie.
Da Suzuki |
Ovviamente, con queste operazioni sono frutto anche di un infantile desiderio di voler personalizzare, di rendere diverso e del tutto a misura individuale l’oggetto in sè, ma ciascuna modifica ha sempe avuto come direttiva uno dei seguenti aspetti meccanici (più il fattore estetico).
1 – Risparmio di peso.
2 – Miglioramento aerodinamica.
Una modifica che peggiori uno di questi due aspetti non viene nemmeno presa in considerazione. Al limite il processo prevede che si faccia un bilancio di pro e contro, ma la verità è che i miei cambiamenti sono stati di così piccola entità che un processo così dettagliato non si è mai reso necessario. A seguire l’elenco completo.
In primo luogo ho eliminato un po’ di orpelli inutili.
1) I catarifrangenti laterali.
2) Il catarifrangente posteriore.
3) Le coperture plastiche del telaietto del cupolino.
4) Il gommino del registro frizione.
5) Tappi e coperchini della batteria.
6) Il paraspruzzi posteriore (tanto se piove non esco certamente in moto. Tanto più che l’estetica ringrazia, e non poco).
7) La lucetta di posizione centrale (fondamentalmente inutile, perchè tengo gli anabbagliati sempre accesi. Ho inoltre scongiurato il rischio di dimenticarla accesa come segnalatore, cosa che già una volta mi ha costretto a ricaricare la batteria).
8 ) Il clacson.
La decisione attinente il clacson è stata presa in conseguenza al fatto che l’eliminazione del gruppo sonoro mi avrà permesso di risparmiare almeno 600 grammi, tolti esattamente di fronte al radiatore (a ringraziare sono unitamente l’aerodinamica, l’efficienza radiante e l’estetica).
Gli specchietti originali sono stati rimpiazzati con una coppia di elementi decisamente più leggeri, ripiegabili e comunque omologati. Non saprei dire se siano anche più aerodinamici. La superficie riflettente, comunque, non è cambiata, almeno in estensione. Il fatto che siano ripiegabili ha inoltre il piccolo vantaggio che, se proprio dovesse essere richiesto il minimo impatto aerodinamico, oppure il massimo abbassamento possibile del baricentro, sarà sempre possibile chiudere entrambi.
Il gruppo targa è stato ampliamente semplificato. Ho eliminato i mille spessori di accoppiamento presenti di serie e rimodellato a misura il telaietto metallico (alleggerito e tornito a regola d’arte), dopodichè vi ho fissato il retrotarga rialzandolo il più possibile, fino al limite della stessa luce targa. Le viti sporgenti sono state tagliate a profilo (kaizen!).
Al di fuori di tutto questo, ho messo a posto anche la forcella, nel senso che ho acquistato un kit molle più rigido, pompanti alleggeriti e liquido più denso. Per la sostituzione di questi componenti ho lasciato intervenire il mio meccanico poichè la cosa mi avrebbe preso veramente troppo tempo a causa del dispiegamento di forze che avrei dovuto mettere in campo. La guidabilità e la frenata hanno fatto ingenti progressi, ma in questo caso la fantasia ingegneristica ha avuto ruolo inversamente proporzionale all’efficacia del risultato finale, quindi il mio entusiasmo si è raffreddato piuttosto velocemente.
Dove mi sono veramente divertito è stato nell’implementazione della presa elettrica. Qualora non fosse noto, vi rivelo che le batterie motociclistiche sono a 12V, esattamente come le prese accendisigari delle auto. Da questo la mia idea: si prendono due faston e si fanno due piccole derivazioni sui poli della batteria. Al polo positivo si connette un fusibile per maggiore sicurezza, al polo negativo un po’ di cavo. All’estremità di entrambi i capi si saldano quindi i piedini di una piccola presa bipolare per modellismo.
Ci si reca quindi presso un negozio di articoli per auto e si acquista una prolunga per prese accendisigari. Di essa si amputa la parte maschile e la si sostituisce con l’altro modulo della presa bipolare per modellismo. Et voilà: è ora disponibile una presa di corrente compatibile con tutti gli accessori elettrici dotati di presa accendisigari. Il progetto originale era indirizzato alla ricarica del cellulare perchè con il GPS attivo (potenzialmente utile in moto) la batteria dello stesso si scarica piuttosto velocemente. La presa per modellismo non è strettamente indispensabile, ma ha il vantaggio che i metri di filo della prolunga possono essere disconnessi e conservati sotto la sella quando non utilizzati, evitando di dare fastidio o di passare in zone ad alta temperatura.
Cosa manca a questo punto?
I miei progetti futuri prevedono la sostituzione dei contrappesi al manubrio, in potenza con qualcosa di più esteticamente gradevole, giacchè quelli di serie stanno perdendo la vernice. (I contrappesi in ergal sono sì belli e leggeri, ma non smorzano un tubo in termini di vibrazioni).
E’ altresì vero che presto dovrò mettere mano ai freni con la sostituzione del liquido. In quel caso potrei anche pensare di passare definitivamente alla treccia metallica per le tubazioni.
Per adesso, comunque, ho ancora le frecce di cui occuparmi e l’inverno si avvicina, quindi anche la pausa forzata. Non è detto che tutti i progetti futuri non saltino a 2009 inoltrato.
Sei proprio un maccanomaniaco ^o^
Eh, e non hai sentito quando parlo del nuovo albero a croce della R1 2009!
Secondo te è molto grave? ^^’
P.S. Montare queste nuove frecce si sta dimostrando impresa veramente ardua!
Coraggio, sconfiggerai le frecce riottose, vedra!!!
P.S. Già il nome ‘albero a croce’ è inquietante ^^; Scherzo, buon divertimento con la meccanica e… Bye bye!