Purtroppo la pubblicazione di una qualunque doujinshi del circolo Uroboros dovrà aspettare. E molto tempo.
Ho fatto ricerche e parlato con persone competenti per arrivare ad un punto fermo nel “Ludwig affaire”.
Questi sono i risultati.
In primo luogo, non esistono “fumetti pedofili”, ma come diceva Lupoi, esistono fumetti (trame, narrazioni o quant’altro) a tematica pedofila.
Opere di questo genere non sono proibite in quanto tali ma rappresentano un rischio di atto criminoso potenzialmente più sottile: con la pubblicazione di fumetto del suddetto tipo si rischia una denuncia per “Offese al pudore” e/o una denuncia per violazione alla Legge 3 agosto 1998, n. 269: “Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù”.
Se le conseguenze del primo crimine (sempre che venga accertato) possono essere piuttosto leggere (nel più delle volte un’ingiunzione al ritiro di tutte le copie dell’albo in commercio o provvedimenti simili), con la seconda accusa si va direttamente sul penale. Se questo secondo crimine viene accertato (immagino da una corte, a seguito di un processo), infatti, il diretto responsabile della pubblicazione del materiale ritenuto di stampo pedopornografico può essere condannato alla reclusione per un minimo di sei anni (salvo attenuanti).
Nella legge n° 269 si legge infatti:
Art. 2.
(Prostituzione minorile)
1. Dopo l’articolo 600 del codice penale e’ inserito il seguente: “Art. 600-bis. – (Prostituzione minorile). – Chiunque induce alla prostituzione una persona di eta’ inferiore agli anni diciotto ovvero ne favorisce o sfrutta la prostituzione e’ punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da lire trenta milioni a lire trecento milioni. Salvo che il fatto costituisca piu’ grave reato, chiunque compie atti sessuali con un minore di eta’ compresa fra i quattordici ed i sedici anni, in cambio di denaro o di altra utilita’ economica, e’ punito con la reclusione da sei mesi a tre anni o con la multa non inferiore a lire dieci milioni. La pena e’ ridotta di un terzo se colui che commette il fatto e’ persona minore degli anni diciotto “. […]
Ed anche:
Art. 3.
(Pornografia minorile)
1. Dopo l’articolo 600-bis del codice penale, introdotto dall’articolo 2, comma 1, della presente legge, e’ inserito il seguente:
“Art. 600-ter. – (Pornografia minorile). – Chiunque sfrutta minori degli anni diciotto al fine di realizzare esibizioni pornografiche o di produrre materiale pornografico e’ punito con la reclusione da sei a dodici anni e con la multa da lire cinquanta milioni a lire cinquecento milioni.
Alla stessa pena soggiace chi fa commercio del materiale pornografico di cui al primo comma. […].
Ora, la cosa può essere a lungo dibattuta, ma l’applicazione al caso fumettistico (di Ludwig nella fattispecie) funziona così: poichè la piccola Biancaneve (che di fatto ha 7 anni, lo ricordiamo) ottiene una serie di vantaggi dal rapporto incestuoso con il patrigno, il modello narrativo della Yuki potrebbe (e sottolineo il condizionale) fornire al lettore l’idea di un modello positivo di comportamento, potenzialmente da emulare. Poichè, anche a mezzo di un fumetto, mettere in luce degli aspetti positivi o porre in evidenza i vantaggi ottenuti da un comportamento alterato passa, legalmente, proprio sotto la forma verbale di “favorire”, la violazione dell’articolo 2 è sotto gli occhi di tutti. Pertanto, dal punto di vista legale, il fumetto della Yuki potrebbe (continuo ad usare il condizionale, solo un giudice potrebbe avere la parola definitiva) avere degli effettivi risvolti di istigazione (o meglio, favoreggiamento) alla prostituzione minorile.
Però.
Nell’articolo 2 c’è anche scritto “chi induce … di età INFERIORE AI 18 ANNI ecc. ecc.”. Pertanto, se l’albo fosse stato vietato ai minorenni, questi non avrebbero potuto essere “indotti” ad alcunchè, e quindi sarebbe venuta meno una clausola dell’articolo 2 che ne avrebbe compromesso l’applicabilità nel nostro contesto. Una soluzione molto semplice, in realtà. (Al contrario, la dicitura “Consigliato ad un pubblico maturo” non ha valore legale assoluto).
L’accertata violazione dell’articolo 3 nel “Ludwig affaire” (se fosse stato privo di censura) è invece più opinabile, perchè in esso si fa riferimento a materiale pronografico attinente la minore età, ma non si fa particolare riferimento a rappresentazioni (o “esibizioni”, per usare la parola esatta) in cui il fattore età è un termine di PURA INVENZIONE e FANTASIA.
Le mie conclusioni personali:
Dura lex sed lex. Per garantire la scomparsa di una pratica vergognosa come la pedofilia, la legge dello stato deve fare tutto il possibile, e su questo siamo d’accordo. Riconosco anche che, in effetti, se la censura (priva di manipolazioni politiche, ovviamente) può servire ad aiutare il perseguimento di questo obiettivo, è un mezzo lecito. Mettiamo pure sui due piatti di una bilancia: un fumetto censurato ed anche un solo potenziale crimine di pedofilia in meno, oppure il contrario? La risposta è ovvia. In fondo, limitare la propria espressione personale o le proprie capacità artistiche per la potenziale tutela di un individuo non può che dirsi un prezzo accettabile (l’UNICO prezzo accettabile: se iniziassimo a limitare anche le aspirazioni artistiche, la creatività e l’innovazione per ragioni diverse, vuol dire che saremmo proprio alla frutta come esseri umani).
Questo non significa che io sia d’accordo con il comportamento della Panini o come abbiano gestito il “Ludwig affaire”, assolutamente, ma solo che la mia posizione di mettere la fedeltà artistica davanti a tutto debba essere ridimensionata o ridiscussa.
Comunque, a titolo puramente personale e soggettivo, continua a bruciarmi un fatto: sono abbastanza adulto da pormi in una posizione critica nei confronti delle opere di arti visive che mi si parano di fronte e di discernere messaggi positivi e messaggi negativi per la vita sociale e collettiva trasmessi da tali opere. E come me sono molte altre persone. Per disegnare Ludwig, Kaori Yuki non ha torto una capello a nessun bambino, quindi non c’è vittima che dovesse essere difesa.
Perchè queste clausole non hanno potuto garantirmi la libertà di leggere Ludwig come fossi stato un lettore giapponese?
Ho letto l’intero episodio di Ludwig NON censurato sul sito http://www.onemanga.com per accertarmi personalmente del potenziale pedopornografico della scena in questione… Ti posso dire che non c’era niente di pornografico, né tantomeno nulla che facesse pensare alla tavola come un ‘favoreggiamento’ della prostituzione infantile; secondo punto: perché dobbiamo limitare la libertà di espressione artistica per proteggere potenziali vittime? Poiché un prodotto come i manga della Yuki sono destinati ad un pubblico maturo e quindi, si presuppone, in grado di distinguere l’intento dell’opera della mangaka in questione, non vedo la necessità di censurarli. Stesso discorso, secondo me, vale per l’arte in termini più ampi che, anzi, secondo me, deve essere scioccante per far prendere coscienza di certi problemi: prendi come esempio le foto di Toscani per la campagna pubblicitaria Benetton che ritraevano un malato di HIV in stato terminale; puoi considerarla arte o no, certo, ma presonalmente l’avrei mostrata in tutte le scuole, dalle medie in su, per far capire la gravità della malattia.
Come dici bene tu, alla fine del tuo articolo: perché dobbiamo essere messi in uno stato di minorità di fronte a opere che in Giappone – paese si presuppone più conservatore del nostro – vengono pubblicate senza problemi?
Comandante, non ti aspettavi da me un “””voltafaccia””” come questo, vero? ^^’
Che l’episodio di in questione di Ludwig non contenga pornografia è vero, ma per la questione del “favoreggiamento” alla prostituzione vale il discorso contrario (almeno da un punto di vista legale), per i motivi che ho cercato di spiegare nel post stesso (non è solo la tavola, ma la narrazione in generale ad essere “proponitiva” e dunque fuorviante).
Che le opere della Yuki siano destinate ad un pubblico maturo è evidente, ma i minorenni potrebbero non avere gli strumenti per comprenderlo. E la dicitura “Consigliato ad un publico maturo” non vieta la vendita dell’albo a lettori di questa fascia di età, che a quel punto avrebbero tutte le indotte “facilitazioni” del caso nei confronti della pedofilia (si parla sempre dei casi più pessimistici ovviamente).
Che l’arte debba essere scioccante per far prendere coscienza dei problemi mi trova perfettamente d’accordo. Ma è proprio questo il punto: non ho presente la campagna di Toscani, ma mi pare di capire che in questo caso la crudezza delle immagini sia fine ad un messaggio positivo (“attenzione all’HIV”). Ben venga quindi. Il problema è quando capita (anche involontariamente) di fornire elementi di giudizio positivi su un fenomeno che invece non è socialmente positivo (la prostituzione di minorenni), specialmente nel caso in cui gli scopi della narrazione siano quasi puramente volti all’intrattenimento. In tal caso è necessario (e auspicabile?) un ridimensionamento.
Infine, la mia domanda conclusiva era retorica. So la risposta (benchè a titolo emotivo faccia fatica ad accettarla): non ho avuto la libertà di leggere Ludwig in forma originale perchè non esiste un organo di certificazione al corretto uso dello stesso che mi abbia posto in una condizione “al di sopra della legge”. E’ ridicolo nei confronti di un fumetto? Forse si, ma se ci pensi guidiamo un oggetto “pericoloso” come l’auto solo dopo aver conseguito la patente. E il porto d’armi viene consegnato solo a seguito di “ragionevoli circostanze d’essere” ed un certificato di sanità mentale. Non sono anch’essi esempi di libertà individuale? Lo diventano, ma solo a seguito di conseguita “maturità sociale”. (Le virgolette si sprecano anche in questo caso).
P.S. Ribadisco che la Panini per me potrebbe anche affondare, perchè trovo il loro modo di giocare ai furbetti del tutto intollerabile.
P.P.S. Trovo invece fantastici questi dibattiti, grazie miiille di aver partecipato e contribuito attivamente, anche in passato. ^_^
L’argomento (Ludwig a parte) in realtà è delicato e non si risolve semplicemente. La libertà è infatti una “vox neutra”, non è positiva né negativa in quanto può essere usata sia per fare il bene, che per fare il male. Quindi non è invocabile per difendere dalla censura una qualunque opera. Un conto è il valore artistico, un altro il valore sociale ad esso connesso e la censura, per il suo scopo e per la sua natura, si occupa solo del secondo.
In questo caso particolare la censura è stata effettuata a scopi commerciali; per evitare che la pubblicazione fosse VM18 e quindi meno vendibile, si è pensato bene di tagliare le parti più offensive. Si tratta quindi più di una scelta editoriale che di un problema di censura.
P.S.conoscendo sempre meglio l’abiezione e la diffusa pochezza della gente di questo mondo, trovo sempre più la censura un’istituzione necessaria. Il problema semmai è come viene gestita.