Altro che buco sul calendario, questa volta stiamo parlando di un vero e proprio cratere! Come inevitabile conseguenza dell’inizio dei nuovi corsi e dell’arrivo bel tempo (finalmente) dichiaro tuttavia aperta la stagione motociclistica!
Oggi sono stato sul “Muraglione”.
Posso finalmente depennare dalla mia lista dei “must have been” anche questa tanto ambita meta motociclistica, benchè la visita sia stata abbastanza breve e benchè, una volta giunti allo chalet, siamo dovuti tornare indietro con solerzia, causa il poco tempo a disposizione per arrivare fino a Forlì e fare dietro-front. In ogni caso, l’appuntamento con il passo completo del valico è solo rimandato, probabilmente di qualche settimana, non un giorno di più.
Il percorso che ci ha portato fin sù e poi nuovamente verso casa è un tragitto abbastanza classico.
Da Firenze ci si dirige verso Pontassieve, si imbocca il sottopassaggio vicino San Francesco, si prende in direzione Rufina, quindi Dicomano e poi si seguono i cartelli per Forlì. Dall’ultimo paese in poi è impossibile sbagliare.
Fino a quando non inizia la salita, bisogna ammettere, il traffico è presente. Non in maniera considerevole -stiamo sempre parlando di piccole strade statali-, ma l’incontro di un Range Rover ultraventennale che procede a passo d’uomo nel mezzo della strada è un’eventualità tutt’altro che remota (se non addirittura una certezza assoluta). Fortunatamente certi veicoli -e certi autisti- sono piuttosto scoraggiati dai tornanti che conducono al passo e se ne tengono lontani, con sommo piacere dei motociclisti che, a quel punto, possono dire di avere tutta la corsia per loro.
Il sottoscritto esprime tutto il suo assenso nei confronti di una bella strada qual’è la statale 67, e non potrebbe essere altrimenti, visto il ricco numero di curve e controcurve che assecondano la dolce ascesa sul monte Falterona. Anche l’asfalto non è in condizioni terribili. I tornantini a salire dal lato toscano non sono molti e dal mio punto di vista è meglio così: non so ancora prenderli agilmente, mi risulta difficile trovare l’ottimale compromesso tra ingresso di curva largo e punto di corda a 3/4, con l’inevitabile conseguenza di rallentare quasi a passo d’uomo. Niente di male, ma lo stile è un’altra cosa. Sarà per questo motivo che ai tornanti preferisco invece le “serpentine” del Mugello. Ad ogni modo, sarà stato anche a causa del torpore di quasi sei mesi di fermo moto che gravava sulla prima salita, il ritorno verso casa sulla stessa strada è stato molto più sciolto e agevole.
Per la seconda parte del tragitto abbiamo deciso di modificare leggermente l’itinerario: a Dicomano variante in direzione Borgo San Lorenzo passando per Vicchio. A quel punto la Bolognese chiude il cerchio una volta per tutte.
La Bolognese è un’altra ottima strada, ma ha il grande difetto di essere ancor più trafficata dei Viali in pieno Centro di Firenze. Comunque è un sacrificio che si può sopportare, vista la brevità del tratto da percorrere per il rientro nel capoluogo.
Basterebbe soltanto cercare un giorno, magari lavorativo, in cui il fattore traffico fosse minimizzato.
Ok, dal punto di vista dei miei orari, pura utopia.
In ultima analisi, le modifiche apportate alla moto nella fase di rimessa in strada hanno fatto un gran bene: la catena (tirata a dovere fin sopra la sesta tacca) strappa molto meno e i passaggi di marcia sono ora decisamente più fluidi. Anche i nuovi fissaggi della carena hanno considerevolmente irrobustito la struttura che ha finalmente smesso di “lamentarsi” in presenza di buche e pavimentazione imperfetta. Gonfiare le gomme a 230 piuttosto che a 225, invece, non apporta grandi vantaggi: al contrario, sembra che l’anteriore sia persino impercettibilmente meno sicuro. Resta da eliminare quel poco di negativo che si è formato sul gas, che in ogni caso non è particolarmente fastidioso, visto l’ottimo lavoro svolto ora dalla trasmissione.
Se poi un Dio c’è, allora che benedica Dilone: il suo kit forcella (ma questo lo avevo già constatato lo scorso anno) è straordinario e fa letteralmente miracoli.
Ah… la moto…
Dunque, di moto non capisco un tubo, ma il senso di libertà che mi trasmetti ogni volta che descrivi le tue scorribande lo capisco benissimo 🙂