Ho solo vaghi ricordi di cosa sia un manga. Parlare di alcune opere serve per salvarle dal grande buio della dimenticanza.
L’incipit della trama: in un’ambientazione prettamente medievale, lo spunto fantasy è costituito unicamente dalla presenza di orribili mostri chiamati Yoma che, per evidenti obblighi di contratto, godono nel fare a pezzi gli esseri umani e nel divorarne i resti.
Poichè gli Yoma sono mediamente più forti, aggressivi e sanguinari di qualsivoglia essere umano, in tempi lontani venne fondata in circostanze misteriose una certa organizzazione, capace di donare i poteri di forza e combattività degli Yoma ad alcuni esseri umani. A quel punto, l’unico incarico di questo tipo di esseri umani è solamente quello di sterminare il maggior numero possibile di Yoma.
Claire, la protagonista, è un’esponente di questa fazione. Costei, oltre al suo regolare compito, ha un’obiettivo: la vendetta. Fare a pezzi uno Yoma in particolare: l’unicorno.
Come si vede, la trama è semplice, l’ambietazione non particolarmente sofisticata e le motivazioni della protagonista non troppo originali. Claymore infatti è una di quelle testimonianze viventi che non servono voli pindarici per scrivere buoni fumetti, basta saper rispettare alcune regole di coerenza ed evitare improficue contaminazioni di svariati generi letterali, con l’auspicio di riuscire invece a valorizzare gli elementi dell’unico genere scelto. A fare bella figura di sè in Claymore, non sono infatti le sofisticazioni a cui molti autori ricorrono sempre più spesso, quanto piuttosto la solidità del copione, e la spettacolare capacità di nori Hagi di valorizzare i punti forti del suo manga heroic fantasy.
In primo luogo, la trama, nonostante l’intrinseca semplicità, è descritta con una cospicua ricchezza di dettagli caratteristici (di caratterizzazione), la maggior dei quali assumono pieno significato a pagine o volumi di distanza. Stiamo quindi già osservando un’ottima capacità di sintesi in termini di causalità della trama.
In secondo luogo, la trama non procede in più piani temporali (fabula, non intreccio), ma è cosparsa di elementi che trasmettono lo svolgersi dell’azione in moltissime dimensioni spaziali. Esistono, cioè, più linee di trama che si diversificano per il loro svolgimento geografico, e che tuttavia si intrecciano, si condizionano anche indirettamente e si modificano di conseguenza. Anche in questo caso uno sforzo lodevole ed un risultato di rilievo, soprattutto in considerazione del fatto che finora non si sono manifestate incongruenze di sorta.
Altro punto a favore della narrazione è che più essa procede, più il plot narrativo si rivela fiorente e l’azione minuziosamente studiata, ma non solo da un punto di vista puramente descrittivo, anche da un punto di vista dei colpi di scena. Dopo aver fornito come ipotesi elementi narrativi quali l’esistenza degli Yoma, delle streghe dai capelli d’argento e della fantomatica organizzazione, il ribaltamento ha coinvolto in primis proprio questi aspetti di fondo, che in realtà paiono nascondere molte sfumature piuttosto ambigue e profondamente celate.
Non manca una caratterizzazione di base dei personaggi. Non siamo di fronte ad una vera introspezione dell’ego di ogni singolo carattere, ma per ogni personaggio non mancano quei pochi tratti sufficienti a trasmetterne una certa individualità. E’ soprattutto in questa sede che la mancanza di ‘voli pindarici’ in riferimento a Claymore assume pieno significato: sviluppare ulteriormente i personaggi ed associare a ciascuno di essi ad un cammino di crescita psicologica sarebbe stato forse possibile, ma non necessariamente vantaggioso. Ciò avrebbe probabilmente tolto spazio a tutto il lavoro svolto sul fronte della coralità dell’azione globale. Si è quindi preferito dare solidità a tutte le componenti fondamentali di un’opera a fumetti (ambientazione e personaggi), e si è incanalato tutta la capacità artistica dell’autore nell’elaborazione di una trama complessa ma generata da presupposti semplici, e nella capacità di rendere avvincente e coreografica la trama. In un panorama fumettistico fatto di combattimenti sempre più distruttivi, di poteri sempre più invincibili e di mostri sempre più terrificanti e spietati, i contendenti, gli scontri e gli antagonisti della vicenda orchestrata da Yagi, vincolati come sono da un tocco di moderata verosimiglianza, sanno ancora trasmettere il senso di sfida e di drammaticità che in un duello non dovrebbe mai mancare.
Ultima nota per la grafica. Già piacevole nei primi volumi, ha saputo evolvere di pagina in pagina per la cura maniacale di sfumature e retini fino a livelli di grande spessore. Il character design di Hagi è rimasto sempre riconoscibile, fascinoso e personale, ma tutto ciò che ruota attorno ad esso ha fatto grandi passi in avanti.
“- Te ne pentirai!.
– No, non me ne pentirò mai.”
“- Uff… sei ripetitivo… sempre le solite formnule… cosa c’è? Sembra che ti dimentichi di quello che dici subito dopo averlo detto.
Dev’essere bello vedere un mondo sempre nuovo!”