“Solaris”

Ste’, questo post è frutto unicamente di una tua provocazione!

Ho visto “Solaris”.

Dato che mi interessa molto l’evoluzione del punto di vista nel corso degli anni, ho visto entrambi i film, il primo di Tarkovskij del 1962, il secondo di Sodeberg, del 2002.
Al di là del titolo, li ho scoperto molto diversi…

Il film originale, di Tarkoskj, è un’opera sulla coscienza (o sull’inconscio umano): la ragione contro il sentimento. Come si può reagire alla ricomparsa di un individuo che è a tutti gli effetti morto? Il sentimento: ci si abbandona all’estasi dei sensi, affetto, amore, nostalgia. La ragione: si cerca di mantenere il distacco, poichè quello non è l’individuo originale, ma solo una proiezione concreta dell’immagine che si aveva di lui. Ma dove finisce il clone di Solaris ed inizia l’essere umano “reale” nella sua forma di individuo?
Personalmente reputo questo tipo di indagini dell’animo il massimo tema cui la cinematografia possa aspirare, e detto ciò non mi sento di aggiungere altro, perchè credo che la mia posizione in merito a questo film sia abbastanza chiara.
Emblematica la frase: “Perchè andiamo a frugare l’Universo quando non sappiamo niente di noi stessi?”.

Quello di Sodeberg è un film dalle ambizioni decisamemente più limitate, un’indagine scientifica -o forse sarebbe meglio dire “un’indagine in termini pseudoscientifici”- alla meccanica quantistica del motore Solaris in grado di generare i cloni. Per come la vedo io, questo processo è solo uno complesso strumento volto a soddisfare l’ego dello spettatore fornendogli tutti i mezzi per comprendere un procedimento che, per quanto sofisticato, non è niente più che un’equazione matematica: un valore d’ingresso, una funzione, un valore d’uscita.
Quello che veramente manca al Solaris di Soderberg, a mio parere, è il sommo insegnamento di Kubrick nell’ambito della fantascienza: lo spazio non è a misura d’uomo, il primo dei due non è in alcun modo alla portata del primo e l’acquisire questa consapevolezza è l’unico modo per fornirne un’interpretazione verisimile ed efficace.
Pietoso, pertanto, il finale buonista di Sodeberg [SPOILER]: George Clooney “comprende” Solaris e rimaterializza la sua perduta storia d’amore.
Altro che Kubrick, degno di “Tutti insieme appassionatamente”.

3 Commenti a ““Solaris””

  1. wido scrive:

    Non posso ignorare questo commento giornaliero, in quanto causato da una mia “provocazione”. Che dire: il film originale nel suo genere è notevole e merita la sua brava citazioncina nella storia del cinema(e pure su questo blog a quanto pare!). In questo non ho dubbi. Altrettanto vale nell’ambito della letteratura per l’omonimo romanzo di Stanislaw Lem, da cui il tutto è stato tratto. Per quanto riguarda il secondo avvento cinematografico, avresti potuto risparmiare sul consumo dei tasti della tastiera(tutto fa brodo di questi tempi:-) dicendo che è la solita americanata adatta ad adulti, bambini ed adulti rimbambiti. Ogni tempo ha i suoi eroi.

  2. Ali scrive:

    Ma no, è troppo facile sparare a zero in questo modo: secondo me il film di Sodeberg non è così terribile, finale a parte. Ribadisco piuttosto che si confronta in maniera abbastanza mesta con qualcosa di veramente “troppo” grosso, sia da un punto di vista artistico (il film di Tarkoskj) che da un punto di vista del genere/filone (che mi suona bene chiamare “fantascienza-non-omocentrica”).

    P.S. La storia del brodo non è stata particolarmente gradita, guarda che la prossima volta ti CENSURO (Ahaha)! Questo post scriptum sarebbe stato meglio nell’articolo su “Ludwig”.

  3. wido scrive:

    Vabbe’, vabbe’. Intendevo solo dire che l’industria cinematografica hollywoodiana tende a favorire produzioni il cui obiettivo primario sia il ritorno economico (come i film dei Vanzina), che in ultima analisi significa accontentare (quasi) tutti. Questo ovviamente va a scapito di tutti gli altri aspetti, il che non impedisce a certi film di essere anche gradevoli, almeno in parte, ma normalmente impedisce di avere film che sondino le tematiche ritenute di nicchia.

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