“Resident Evil – Degeneration”

Comandante: “Ti consiglio di vedere Degeneration”.
Ali [posizione di attenti]: “Sissignore, agli ordini Comandante”.

Il resto è storia: ho visto “Resident Evil – Degeneration”.
Eppure, anche se rischio la corte marziale per insubordinazione, non ne ho tratto nulla di buono.
Tanto per cominciare, non capisco come sia possibile una qualità tecnica così scarsa. Dopo dieci anni da “Final Fantasy – The Movie”, la qualità è ancora la stessa: buona per un esordio in computer graphic, ma scarsa per quella che oramai dovrebbe essere una tecnologia ben scafata (vedi Evangelion 1.01, Ramiel). I movimenti dei personaggi sono ancora rigidi e piuttosto artificiosi con una pesante nota di demerito che pende sulla definizione degli abiti: sembra che i caratteri siano perennemente vestiti con dei tubi di plastica siliconata, qualsiasi cosa stiano indossando. In secondo luogo, trovo inaccettabile che dopo sparatorie, corse, scalate, esplosioni e botte da orbi, i capelli dei personaggi rimangano perfettamente in piega in qualunque inquadratura. Allo stesso modo, i volti degli eroi non sono mai coperti da una ferita, una contusione oppure un filo di sporco, ma arrivano al climax della devastazione lindi com’erano in apertura del film. Ormai sono circa venti anni che anche ad Hollywood hanno appreso questa semplice lezione di realismo per gli action-movie, sarebbe l’ora che anche i giapponesi ne prendessero atto.

Ma torniamo ad un punto di vista più cinematografico. Che questo film costituisca il seguito di un videogioco è evidente e non poteva essere altrimenti. L’unica cosa che funziona a pieno titolo è il meccanismo dell’intrigo dei giochi di potere, che genera qua e là alcuni colpi di scena potenzialmente interessanti. Tutto il resto lascia il tempo che trova: i personaggi sono delle marionette non solo nell’aspetto, ma anche nella personalità (inesistenti). La regia è banale e scade ripetutamente nel pacchiano per l’uso serrato di rallenty, volto a caricare inutilmente numerose (troppe) scene di azione che di suspance, in realtà, offrono ben poco. Più in generale, il film è del tutto privo di tensione, tanto è saturo di clichè dai quali è già stata spremuta l’ultima goccia di effetto sorpresa da tempo immemore. Le coincidenze volute per esigenze di convergenza della trama sono assolutamente forzate (con tutti i poliziotti che ci sono al mondo, proprio la sorella del terrorista! E guarda caso, proprio la cornetta giusta nel momento giusto!). Inoltre, una certa frequentazione mi ha aperto gli occhi nei confronti dell’uso massiccio di “spiegoni” e “monologhi” che in questo film sono presenti in quantità sovrabbondante, sintomo che lo staff è il primo a non credere nell’efficacia della regia.

“Spiegone” = condizione in cui i personaggi tengono una lezione didattica in merito all’intreccio della trama senza che, sul piano narrativo, la cosa abbia senso o il minimo significato.
“Monologhi” = condizioni nelle quali i personaggi parlano da soli esclusivamente per far capire allo spettatore cosa stia accadendo, manifestando, sul piano narrativo, di essere invece degli psicopatici.

Infine, la colonna sonora è sostanzialmente inesistente e, per una volta, anche l’adattamento italiano ne esce con le ossa rotte: il doppiaggio ha una qualità infima (gemiti e grida non sono nemmeno doppiati), il labiale è scarsamente sincronizzato e non è assolutamente tollerabile che nel 2009 si sbaglino i congiuntivi in prodotti di largo consumo come questo.
Insomma, quello che ho visto non è un film, è un videogioco animato, con tutto il rispetto per i videogiochi, giacchè mi giungono voci secondo le quali lo “stile cinema” di raccontare delle storie stia entrando pesantemente, e con ottimi risultati qualitativi, negli stessi videogame (vd. “Metal Gear Solid 4”).
Solo che io non sono un videogiocatore, e non voglio nemmeno diventarlo, se questo significa scendere a compromessi.

Concludo con una riflessione: a me i film in computer graphic della Pixar e della Dreamworks non sono mai dispiaciuti, il contrario direi, ma trovo uno spreco che il mezzo animato informatico sia sempre stato utilizzato SOLO per soggetti rivolti ad un pubblico di giovanissimi. Tuttavia, se “Degeneration” è il risultato di voler rompere questi argini, allora no: continuiamo pure con “Toy Story”.

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