Ho sempre pensato che i film di Carpenter fossero delle ottime baracconate da vedere con amici e pop-corn, ma sto scoprendo che il maestro, agli inizi della carriera, si prendeva piuttosto sul serio. Purtroppo?
Ho visto “Halloween – La notte delle streghe”.
E’ strano ritrovarsi a sollevare critiche avverso un film che, in un certo qual modo, ha fatto la storia. Forse è chi scrive a non aver capito il senso della pellicola o magari non riesce a contestualizzarla nel periodo di pubblicazione. Quel che è certo è che nello stesso decennio si sono viste pellicole dello stesso genere decisamente ed insindacabilmente migliori (cfr. Dario Argento).
Tornando ad Halloween, in primo luogo si possono muovere pesanti accuse all’imbastitura della trama: la fuga dal manicomio di un assassino e lo slashing di tre poveri studenti sono ben miseri espedienti sui quali imbastire un horror movie di un livello quantomeno accettabile. Se l’obiettivo era enfatizzare tutta la mostruosità dell’assassino, può dirsi fallito: trasmettere con i soli dialoghi il tratto di un bambino apatico ed asociale e truccare lo stesso con un’inquietante maschera è del tutto gratuito se questi dettagli di caratterizzazione non assumono significato nella vicenda stessa, se non trovano ragion d’esistere con i fatti, oppure se non costituiscono un movente per qualcosa.
Se l’obiettivo era rimanere in bilico tra il macabro dell’omicidio seriale e l’elemento soprannaturale, può dirsi nuovamente fallito: come o perchè l’assassino si liberi e torni a colpire nel giorno di Halloween esattamente 15 anni dopo il primo omicidio come incarnazione del male (???), ancora una volta non ha una sua giustificazione, giustificazione che viene lasciata alla più fervida fantasia dello spettatore.
Anche dal lato tecnico il film si presta a pesanti critiche: la suspance, più che essere generata attraverso la costruzione di una buona atmosfera, è restituita solo attraverso la massiccia ed invadente presenza della musica, monocorde e ripetitiva, la cui cadenza si interrompe solo all’improvvisa variazione che accompagna l’avverarsi dell’evento spaventoso (la comparsa improvvisa del cadevere, l’assassino che esce di scatto dall’ombra). Tuttavia, anche questi deboli mezzi voluti per scuotere lo spettatore perdono ben presto efficacia, e nel momento in cui si comprende il rapporto degli stessi con la musica, e quando ci si accorge (ed è difficile non farlo) che le false soggettive, apparentemente del tutto fuoriluogo e visivamente ben strane, sono volute per dare campo ad un qualcosa che di lì a poco apparirà di getto al centro dell’inquadratura vuota.
A questo punto mi è difficile accettare che poco tempo dopo Carpenter avrebbe girato “La Cosa”, la grande eccezione nella filmografia del maestro alla serata amici e patatine…
Resto però un convinto sostenitore soprattutto di “Hellraiser”.
Ci dobbiamo dare una regolata con queste recensioni critiche, altrimenti nei cinema non ci fanno più mettere piede.
No invece, dobbiamo insistere e farci portavoci di un movimento sovversivo atto ad educare le menti comuni al rifiuto della scarsa qualità cinematografica media (Se, nei nostri sogni…).
VIVE LA REVOLUTION!