Situazione: Play by e-mail a due di “The Call of Cthulhu” in ambientazione Chiantigiana.
Personaggio interpretato: stuntman di mezza età in giro per il mondo in cerca di qualche nuova, ma possibilmente sana, emozione.
Incipit della trama: quello che potete leggere poco più in basso.
Pensieri di Ali alla lettura dell’incipit: “Alla faccia di Cthulhu, sembra di essere in un film di Rodriguez… Vabbè, io mi adeguo e (quasi quasi) me la gioco come se mi chiamassi Quentin Tarantino. Facciamo che il personaggio si chiama proprio Mike e che ha una Pontiac Firebird… Ogni riferimento è PURAMENTE VOLUTO“.
Risultato: la giocata composta dal sottoscritto è riportata tra virgolette, << e >>.
Le scuse: sono per il linguaggio non propriamente educato ed i toni non eccessivamente corretti da un punto di vista sociale. Ma lo avete mai visto un film di Tarantino?
Giorno I – ore 23:00
Venerdì 10 / 08 / 08
Sei in viaggio, in auto, più o meno all’altezza fra Tavarnelle e S.donato.
Tu e la tua partner (appena rimorchiata) state giochicchiando come due idioti.
Le occhiate che vi lanciate contengono quel giusto mix di libido, allegria e alcool.
All’improvviso hai un’intuizione e svolti in una strada passante per il bosco della Casaglia.
Parcheggi lungo il buio sentiero sterrato e spegni il motore.
[Visto CENSURA applicato dal blogger].
Un botto tremendo esplode nelle immediate vicinanze.
Una pioggia di vetro ti precipita addosso.
Un istante dopo vedi il volto di lei scomporsi in un complicatissimo puzzle i cui pezzi schizzano via, in ogni direzione, appiccicandosi sulle pareti della macchina.
Vieni investito da una poltiglia molliccia di colori differenti.
Troneggiano le tinte rosse ma “se la giocano” anche quelle grigie.
Un grave senza vita si affloscia su di te.
Un altro schianto fa sobbalzare il corpo senza testa della tua partner e nello stesso momento senti qualcosa al braccio sinistro.
Non è ancora dolore… ma lo sarà presto.
Il calore umido del sangue ti avvolge… ma non capisci se è quello della donna, o il tuo.
Per un attimo senti che stai per perdere il controllo… Invece poi, in qualche modo, riesci a mantenerti lucido e razionale.
Al di là del finestrino, lato passeggero, si staglia la figura di un uomo con in mano un fucile.
<< “La mia Pontiac”.
Ci sono persone che vanno fuori di testa quando sentono un colpo di arma da fuoco. O quando sentono lo scoppio di un petardo, ma pensano per inesperienza che sia un colpo di pistola. O qualcosa di simile. Poi ci sono persone che per questioni lavorative hanno sentito più colpi di pistole, fucili, mitragliatori, uzi e kalashnikov di qualunque fottuto Al Capone di turno. E vanno fuori di testa solo quando un fottuto cameriere di un fottuto motel non ha capito di dover mettere i cereali al miele nel tuo caffellatte, servendoti invece quelli al cacao.
Mike mise mano al blocchetto di accensione sperando di trovarvi ancora la chiave inserita.
“Porcoddìo la mia Pontiac”.
Ancora disteso lungo il sedile in posizione reclinata, in modo da godere di un minimo di copertura, inserì la prima in completo automatismo. Un attimo prima che il motore fosse acceso premette a fondo l’acceleratore.
La direzione? Qualunque posto, evidentemente, sarebbe stato meglio di quello.
“Brutto bastardo, solo io posso sfasciare la mia Pontiac”.
E aspettando lo schianto –inevitabile- contro il primo ostacolo che si fosse parato davanti al cofano della Firebird, cercò di aggrapparsi a quanto avesse a portata di mano con il braccio sano. Con un solo pensiero:
“Questa te la faccio pagare con gli interessi di quegli schifosi cereali alla cioccolata”. >>
La macchina schizza in avanti a 5000 giri.
Uno sparo copre il frastuono del motore.
Non fai in tempo a capire cosa succede… nel giro di un attimo ti trasformi in una trottola impazzita.
Un tonfo sordo.
Il retro della macchina, ruotando, si è scontrato con qualcosa di solido.
Finalmente torni padrone della situazione e ti decidi a togliere il piede dal gas.
I tuoi cavalli subito tacciono.
Intorno a te tutto è calmo.
Giri la chiave nel quadro.
Il motorino d’avviamento si lagna e si rifiuta di fare il suo lavoro.
La notte, intanto, continua ad essere silenziosa.
Decidi di scendere dall’auto.
Una volta fuori ti dai un’occhiata… sei ricoperto di sangue e di materia cerebrale.
Il braccio sinistro non sembra perdere altro sangue.
La tua attenzione è colpita dalla ruota anteriore destra.
Dalle condizioni del cerchio capisci che è stata raggiunta da una fucilata.
E’ questo che, in un attimo, ha trasformato la tua velocità da “lineare” in “angolare”.
Un colpo d’occhio ti mostra il perché dell’improvvisa pace.
In mezzo agli alberi, oltre il ciglio della strada, giace il corpo immobile del vostro aggressore.
La sua posa è innaturale… troppo, perché sia ancora vivo.
Ti torna alla mente l’urto posteriore della macchina e capisci che cosa è successo.
<< Il silenzio era assoluto.
Mike comprese allora di avere tutto il tempo del mondo. Si diresse verso il portabagagli della sua auto, lo aprì e ne estrasse un lungo tubo metallico. Il suo lungo tubo metallico.
“Eh no, cazzo!”.
Si diresse verso il corpo del fottuto maniaco.
“Prima mi sfasci la macchina e poi pretendi di liquidarmi crepando così?”
Una volta che il corpo del malcapitato fu alla sua portata, Mike gli calò la spranga direttamente sullo zigomo destro.
“Fottuto bastardo, ma con chi ti credi di avere a che fare, eh?”
Gli assestò un calcio al costato, ma quello non emise un gemito.
“Non sono mica uno di quei DonGiovanni del cazzo contro i quali puoi giocare a fare il fottuto mostro, mi capisci o no?”.
Nessun rumore.
“E ora come la riparo la mia Firebird in questa fottuta terra di mangiaspaghetti, eh?”
Silenzio.
Continuò a pestarlo per altri cinque minuti. Tanto, se il tipo fosse già stato morto, non avrebbe sofferto ulteriori patimenti. Quando Mike non né potè più, gli si sedette sopra al torace e si accese una sigaretta. La consumò con calma, per riprendere la tranquillità necessaria a continuare il viaggio. A piedi.
“E ora vediamo di uscire da questo bel casino in cui mi hai cacciato, eh fratello?”.
Gli frugò un po’ nelle tasche per appropriarsi di cose che a quel tipo ormai non sarebbero più servite. Raccolse dalla sua macchina un piccolo zaino, vi infilò disordinatamente quel poco che aveva con sé per il viaggio, si cambiò la maglia sporca di sangue e si diresse verso la statale, nella speranza che avrebbe potuto trovare un misero passaggio facendo autostop. E nella speranza che non avrebbero scambiato lui per un fottuto mostro. >>
Cammini lungo la provinciale in direzione Tavarnelle.
Le macchine passano raramente… e non ci pensano nemmeno a fermarsi per farti salire!!
Ti rigiri per le mani il documento che hai trovato addosso all’assassino quando lo hai perquisito.
Giancarlo Ortu.
Arrivi alla casa vacanze dove alloggi che sono le tre del mattino.
Non ti spogli nemmeno.
Tocchi il letto e crolli all’istante.
Giorno II – ore 10:00
Sabato 11 / 08 / 08
Ti svegli di soprassalto.
Tre carabinieri irrompono nella tua stanza con le armi spianate.
Vieni ammanettato e portato al commissariato di Tavarnelle.
Il maresciallo Petito (sicuramente di Bergamo alta, a giudicare dal nome) butta giù le prime formalità.
Si accende una sigaretta con calma.
Dà una bella tirata.
Butta fuori il fumo e ti chiede di spiegare come mai la tua auto è stata ritrovata nel bosco, con dentro il cadavere di una donna senza testa, privata delle ghiandole mammarie e degli organi genitali.
<< “Che schifo di giornata” pensava Mike, mentre cercava di mettere assieme le parole per rispondere in modo sufficientemente connesso alle domande che gli erano state poste. La mancanza di sonno, tuttavia, non lo aiutava più di tanto.
“Capitano, posso dirle quello che so: quella tipa diceva di sapere la strada… qui a destra, alla prossima entra lì, ecco fermati qua… ho capito solo con un po’ di ritardo che non cercava solo un passaggio, se capisce cosa intendo”. Per un istante corse un filo di ironia, su un binario ebbro di stanchezza.
“No capitano, non la conoscevo, l’avevo appena fatta salire. Si chiamava Lucy o qualcosa del genere…”. Mike cercava appena di essere convincente, aveva la verità dalla sua parte. In ogni caso, non gli avrebbero probabilmente creduto a nessun costo, quindi sforzarsi di essere ligi ad un elevato codice morale sarebbe stato comunque uno sforzo inutile.
“Una volta accostata la macchina, non ho nemmeno il tempo di aprirle lo sportello –so essere gentiluomo se…-“. Cercò di sdrammatizzare, ma senza il minimo accenno di sarcasmo.
[…]
Il suo tono non cambiò di un’ottava nella sua indifferenza: “No, non voglio prendermi gioco di lei capitano, ho già avuto troppi guai per stanotte…”. Solo all’accenno dei “guai” si colse una sottile ma profonda nota di sincerità.
[…]
“Esattamente, il tempo di aprire lo sportello e sento un gran botto… a quel punto l’unica cosa che ricordo è un fottuto bast… (sospiro) …un pazzo con un fucile che cerca di farmi la pelle… ma credo di averlo investito con la macchina tentando di fuggire…”.
“Poi cercando di trascinarmi qui mi sono ritrovato nella mia stanza del motel”.
“Della donna non so niente, solo che quel maniaco l’ha ammazzata quasi subito”.
Solo quell’ “ammazzata” lo stordì quel tanto da fargli perdere l’ultimo filo di sonno. >>
“Non sono capitano, sono maresciallo”.
Queste sono le parole di Petito alla fine del tuo discorso.
L’accento è ovviamente quello del sud Italia.
“Giovanotto capisco che lei ha subito un forte stress.
Grazie ad elementi fornitici dalla scientifica posso prendermi il rischio di rimetterla in libertà.
Resti comunque a disposizione.
Il suo passaporto è revocato fino a data da destinarsi”.
Suona il telefono.
Petito prende la chiamata.
Ti cade, fortuitamente, un occhio sul rapporto dei RIS che il carabiniere tiene fra le mani.
Riesci a leggere una sola riga… ma è più che sufficiente:
[…] sulla scena del crimine risultano tracce della presenza di una Sport Utility Veichle […]
<< Mike ebbe difficoltà a credere ai suoi orecchi: non poteva pensare che dopo tutto il trambusto in cui era stato coinvolto avrebbe potuto cavarsela semplicemente con un “Resti comunque a disposizione”. Rimase per un istante seduto sulla sedia dell’interrogatorio, come aspettandosi una ritrattazione del Capitano che lo avrebbe condotto direttamente ad una cella. Quasi quasi lo sperava, bramoso quale era di un po’ di santissima pace a lui necessaria per riprendersi. Eppure, dopo una specie di gioco di sguardi con Petito, non arrivò nessun contrordine. Mike decise quindi di alzarsi e con passo lento imboccò prima la porta, quindi la strada dell’ostello dal quale era stato prelevato. Quando rientrò mandò giù un buon bicchiere e cadde disteso sul letto con il vetro ancora in mano. >>
Giorno III – ore 09:00
Domenica 12 / 08 / 08
Da “La Nazione – Firenze”
Aggredita coppietta appartata, giovane donna perde la vita.
IL BOSCO DELLA PAURA
Una tragica vicenda di sangue si è consumata nel bosco della Casaglia.
Due giovani, Lisa Binossi e il suo partner Michele Mericano (nome fittizio n.d.r.), sono stati aggrediti all’interno della loro auto mentre si stavano scambiando delle effusioni.
Un momento d’amore interrotto da un carnefice armato di fucile.
Un colpo di doppietta, indirizzato alla testa della donna, ha stroncato la vita di Lisa Binossi, di anni 26.
Più fortunato è stato, invece, il compagno.
Ferito al braccio dal killer, l’uomo ha trovato comunque la forza di reagire, trasformando inaspettatamente l’uccisore in ucciso.
L’assassino risponde al nome di Simone Ortuni, di anni 52.
Secondo la scientifica, però, Ortuni non era solo sulla scena del crimine.
Le tracce testimoniano inequivocabilmente questo fatto, anche se purtroppo non si hanno altri indizi riguardanti la natura del complice.
Il maresciallo dei carabinieri, Petito, si è chiuso in un riservato silenzio.
<< Quella mattina Mike aveva ritrovato una parvenza di spirito. Si svegliò abbastanza presto al dolce canto degli uccellini. Ma non era affatto di buon umore. Quando si recò al tavolo per fare colazione, il solito ragazzo fu colto da un brivido che gli percorse la schiena per intero, un brivido anche più intenso del solito. La sua mano tremolante produsse un caratteristico tintinnare mentre versava i cereali al miele nella tazza del suo ospite. Quando il pasto fu servito, il giovane cameriere lentigginoso tirò un sospiro di sollievo. Salvo poi trovarsi nuovamente impietrito, sentendosi chiamare proprio dal peggiore dei suoi incubi di cameriere: - Ragazzo. - M… mi dica si… signore… - C’è in paese un’autofficina? >>
Giorno IV – ore 15:00
Lunedi 13 / 08 / 08
La chiesa è gremita di persone.
E’ sempre così quando muore un giovane.
Quando hai vent’anni è difficile non essere anche solo conosciuti, da una moltitudine di persone.
L’aria è pesantissima.
Una vita che si spezza in tenera età, è una tragedia.
L’atrocità dell’assassinio poi, è qualcosa di inaccettabile.
Il maresciallo Petito è presente in uniforme da parata.
La commozione è sovrana.
Il servizio funebre della Misericordia di Tavarnelle è impeccabile.
Il responsabile, Fabio Farnesi, si dimostra all’altezza della complessa e delicata situazione.
Suonano le campane.
La cerimonia si conclude.
La salma di Lisa viene caricata, da Fabio e dai parenti della vittima, sopra al carro funebre.
Lisa parte per il suo ultimo viaggio.
Giorno X – ore 09:00
Lunedi 20 / 08 / 08
Tratto da “La Nazione – Firenze”
Il mostro di Tavarnelle, colpisce ancora.
Massacro nel bosco della Selva.
I corpi di Lorenzo Stefanelli, di anni 24 e Irene Minghetti, di anni 19, sono stati rinvenuti questa mattina da un cacciatore.
Vincenzo Poerio, di anni 49.
La strage è avvenuta all’interno della loro macchina, in località La Selva ( Tavarnelle V.P. ).
I due ragazzi si erano appartati fra gli alberi del bosco, alla ricerca di un po’ in intimità, quando sono stati sorpresi da due persone, presumibilmente maschi, che in un attimo li hanno uccisi a colpi di pistole.
Successivamente i loro corpi sono stati brutalizzati con l’asportazione delle parti genitali , nonché del seno, nel caso della ragazza.
Nel Paese di Tavarnelle, già si parla di mostro.
Il maresciallo Petito non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Intanto ci si chiede se l’assassino dei ragazzi sia lo stesso di Lisa Bertini o se si tratta, invece, di un caso di emulazione.
Gli inquirenti non nutrono dubbi, sul fatto che le mani omicide fossero quattro e non due.
Giorno XI – ore 04:00
Martedi 21 / 08 / 08
E’ notte fonda.
In questi giorni hai avuto modo di riaverti da quanto è accaduto la settimana precedente.
Stai cominciando ad elaborare il fattaccio e la sera riesci anche a dormire…
… Anche se non sempre bene.
Ti rigiri nel tuo letto in preda agli incubi.
Le immagini di quanto accaduto a Lisa ti tormentano.
Ti svegli di soprassalto e ti accorgi che il sogno non è affatto finito…anzi, è appena cominciato.
Seduta sul fondo del tuo letto … c’è Lisa, che ti fissa con un’aria totalmente innaturale.
Il volto è squarciato dal colpo di fucile.
Le mutilazioni dei genitali… si mostrano in tutto il loro orrore.
Vedi la sua mano formare sul muro, con caratteri di sangue, la parola: DOTT.
Dopo pochi attimi vedi Lisa svanire e con lei la scritta.
La tua mente non sopporta l’impatto e cede di schianto.
Persi quattro punti di sanità.
Libera scelta sul tipo di pazzia temporanea.
<< Faccio finta che l’ultima riga della descrizione non esista (che mi aiuta a giocare ancora di più alla Tarantino): “Maledetta baldracca”. La mano di Mike si precipitò sotto il letto. “Anche da morta mi perseguiti adesso?” La mano impugnò saldamente la barra metallica. “Si può sapere che diavolo vuoi da me? ‘Che non sapevo nemmeno quanti anni avevi…” Cercando di colpire la terribile visione, la barra si riversò sulla balaustra inferiore del letto, mandandola in pezzi. “Non bastava la macchina sfasciata da quel bastardo, ora me la devo vedere anche con i fottuti zombie…” Risollevata la pertica, fu la bajour ad andare in frantumi. “E c’è un’altra cosa che proprio non sopporto: le stronze lolite che puzzano ancora di latte!” Mentre se la stava per prendere con la finestra, la traversa gli scivolò di mano ed atterrò sul pavimento con un clangore. >>
Obiettivi – Descrivere le prossime mosse una volta recuperate le proprie facoltà mentali.
<< Mike cadde seduto sul letto con la testa tra le mani. “Maledizione, sto perdendo la testa…” Allungando un braccio sul pavimento, recuperò la bottiglia che si era miracolosamente salvata dalla sua furia e ne bevette un lungo sorso. Sentendo delle voci e dei rumori di passi –persone evidentemente sottratte al loro sonno dal trambusto- Mike non ebbe idea migliore che cercare di fuggire dalla finestra. In quel momento un passpartou aprì la serratura della sua porta. Quando videro Mike sul cornicione della finestra poterono solo fraintendere. Furono necessarie tre persone a salvarlo dal suo folle tentativo di suicidio e l’unico modo che trovarono per immobilizzarlo una volta per tutte fu di fracassargli in testa una bottiglia che di lì era a portata di mano. A quel punto chiamarono un dottore, sotto la cui osservazione Mike si svegliò la mattina successiva. >>