“Ludwig” (Mezzo)

In termini di letteratura manga, ho sempre pensato di vivere in una vera e propria isola felice. Alcune novità, tuttavia, mi hanno fatto scoprire che l’Italia non è quell’Eden inviolato dal peccato originale che io pensavo…

Ho letto il terzo numero di “Ludwig” di Kaori Yuki.

Ed è proprio da questo manghetto che inizia la storia.
“Ludwig” è l’ultima follia della “scoordinata” mente della mangaka che più di qualunque altra ama le favole occidentali (Mamma Oca ed i Fratelli Grimm) e che, di conseguenza, più di qualunque altra tende a farcire i propri fumetti con rimandi di questo genere. Con “Ludwig”, tuttavia, la Yuki ha superato se stessa, avendo dato alle stampe il più clamoroso esperimento giapponese (e non) di reinterpretazione delle suddette favole. In “Fables” di Bill Willingham, ad esempio, i personaggi sono stati estrapolati e posti come attori della vicenda dell’Invasore, ma solo in “Ludwig” ogni fiaba ha mantenuto la propria meccanica narrativa, pur divenendo una componente della serie di avventure del giovane principe Ludwig, in viaggio per trovare una sposa.
Ora, il manga è narrativamente giocato su due piani paralleli, quello umoristico e quello totalmente disincantato. Humour nero in piena regola, insomma.

Da una parte stanno situazioni e personaggi tipo Ludwig stesso (il principe playboy IRONICAMENTE maniaco sessuale con la fissazione per le maggiorate) e Dorothea (la strega IRONICAMENTE sadomasochista), sul secondo piano un po’ meno idilliaco Cappuccetto Rosso (la cacciatrice di taglie, che è stata ingannata, violentata e che in un eccesso d’ira ha ucciso i propri genitori) ed i protagonisti delle favole in generale (Cenerentola, Hansel e Gretel ecc.).

Il secondo piano, più drammatico, non serve solo ad equilibrare il ritmo scanzonato del primo, ma anche a dare campo ad una visione un po’ meno ideale ed edulcorata delle fiabe, fatta di aspetti comunemente sottaciuti delle stesse, poichè non ritenuti propriamente adatti ad un pubblico troppo giovane. A livello narrativo, possiamo citare i seguenti esempi: la regina cattiva di Biancaneve, alla fine della fiaba originale, è costretta a calzare scarpe di metallo roventi che la conducono alla morte. Oppure, a seconda delle versioni, le sorellastre di Cenerentola si amputano parti dei piedi per indossare la scarpetta e addirittura, dopo il matrimonio della sorella, vengono rese cieche da una colomba che cava loro gli occhi. A livello di morale, è accettata l’interpretazione della fiaba di Cappuccetto Rosso come monito alle giovani fanciulle di stare in guardia da occasioni troppo allettanti. C’è anche chi parla di uno o più riferimenti sessuali di fondo (Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Cappuccetto_rosso). (A riguardo mi sembra interessante osservare come, attraverso il cambiamento di mentalità, la morale delle favole -un modo semplice e chiaro per insegnare qualcosa ai bambini-, benchè lodevole, debba essere rimaneggiata nella forma o nel contenuto per rimanere del tutto positiva e non creare spiacevoli imbarazzi).
Per tutte queste ragioni, Kaori Yuki non si è posta grossi problemi, e nella sua reinterpretazione di Biancaneve ha inscenato il rapporto incestuoso di quest’ultima con il proprio padre. Ora, visto che la bella Biancaneve è visivamente caratterizzata da un giovane e grazioso faccino, pensarla minorenne potrebbe non sembrare tanto fuori dal mondo. Tanto più che una didascalia dell’autrice dice espressamente che in quel momento Biancaneve aveva 7 (sette) anni.
“OMMIODDIO!!!”.
Quando alla Panini Comics devono aver fatto due più due, deve essere esploso un pandemonio: la tenera fiaba di “Biancaneve” è diventata un’ incestuosa storia di pedofilia!
E che hanno fatto quelli?
Che domande: ovviamente hanno preso, censurato le vignette incriminate e reinventato i dialoghi ove si faceva riferimento all’avvenuto incesto. (Un lavoro degno di Alessandra Valeri Manera nei tempi migliori [primi anni ’90]).

Questa la descrizione dei fatti, a seguito riporto gli spunti di riflessione che mi vengono in mente ed alcune considerazioni personali. (Ho cercato di chiudere tra parentesi i commenti più sarcastici, accusatori e, più in generale, poco costruttivi. Visto che questo è pur sempre un blog, la componente emotiva non mi sembrava affatto fuoriluogo… ):

– A questo indirizzo c’è l’elenco completo delle censure: sono 5 dialoghi inventati e due tavole ritoccate graficamente.
Poteva andare peggio? Sicuramente, ma poteva andare meglio: nella mia ottica di appassionato di manga, un fumetto censurato è un fumetto censurato, non conta che le pagine mancanti siano 2 o 200. (Ora dovrò dare la caccia al volume originale di “Ludwig”, non sopporto l’idea di possederne una versione “sporcata”).
Questa sotto la tavola incriminata, che è stata modificata graficamente con un totale annerimento della vignetta superiore (tra l’altro sfido chiunque a parlare di hentai o ecchi).

Da Ludwig

– Nella prima pagina sopra linkata, Mari e Rob si chiedono perchè il lettore non sia stato avvertito dell’operazione di fotoritocco.
Condivido appieno: al di là delle motivazioni che hanno portato a questa scelta, a mio parere questo comportamento di falsa ingenuità denota una buona dose di scorrettezza dell’editore (guarda un po’, nemmeno la prima, vedi la storia dei manga perennemente esauriti) o, quantomeno, di scarsa trasparenza.

– Chi ha fatto le modifiche?
Le ha fatte Kaori Yuki? Se si, non sarebbe stata una manovra da veri signori quella di scrivere: “abbiamo censurato Ludwig per evidenti ragioni di buoncostume, ma la stessa Kaori Yuki ha autorizzato ed anzi operato in prima persona i cambiamenti per adeguare il fumetto alla nostra politica editoriale, tutto in perfetto accordo con il suo stile narrativo”? Così avrebbero salvato capra e cavoli e trasformato una vergogna in un vanto.
Allora questa omissione sta ad indicare che i ritocchi non sono direttamente dell’autrice? Non lo sapremo mai (forse), ma in quest’ultimo caso avremmo violato un bel copyright. (Complimenti).

– Se Biancaneve, per usare le mie stesse parole, “è visivamente caratterizzata da un giovane e grazioso faccino”, allora è minorenne?
Ma che senso ha questo discorso?
Dopo il sesso degli angeli iniziamo a discutere sull’età dei personaggi dei fumetti? Ed in base a cosa la misuriamo o quantifichiamo?
D’accordo, allora se tanto mi da tanto, chiediamo a Kaori Yuki quanti anni ha Biancaneve, così lei sarà in grado di confermarci che ne ha quattordici (o più). Da ora in poi, quindi, per un discorso di praticità dovremo costringere tutti i mangaka a dichiarare da subito le generalità dei loro personaggi, in modo da non incappare in spiacevoli fraintedimenti. E, guarda caso, anche i personaggi in fasce da ora in poi avranno 18 anni (rimaniamo larghi per stare più tranquilli).
Ecco, il discorso si è fatto paradossale e quantomeno assurdo, in conseguenza al fatto che stiamo applicando il rigore legislativo ad un’opera di fantasia e di invenzione, in cui non esistono vere regole oggettive.
Insomma, il castello di carte crolla e l’unica conclusione è che non ha il minimo senso dire che Biancaneve è minorenne poichè lo sembra.
Tanto più che la Star Comics da un pezzo riporta oramai su tutte le sue pubblicazioni la dicitura: “tutti i personaggi presenti sono maggiorenni e comunque non si tratta di persone realmente esistenti ma di semplici rappresentazioni grafiche”. Sono stati costretti a farlo da quando l’associazione genitori (il Moige) ha fatto censurare la vignetta di “Dragon Ball” in cui Bulma si alza la gonna davanti al maestro Muten.
Anche alla Planet, tuttavia, si sono tutelati ed infatti sulle loro copertine campeggia un bel “CONSIGLIATO AD UN PUBBLICO MATURO”. (Che mondo…)

– A valle di tutti questi discorsi, perchè allora tale dicitura non è stata sufficiente ad evitare di ritoccare il fumetto?

– Assumiamo comunque, nel peggiore dei casi, che ci sia un modo per dimostrare che Biancaneve sia minorenne (perchè l’ha detto Kaori Yuki, perchè i fratelli Grimm hanno stabilito la sua data di nascita al 2007, perchè da domani la Costituzione stabilirà che i personaggi che sembrano minorenni lo sono davvero ecc.).
Quindi “Ludwig” è un fumetto pedofilo? Sì.
Ma ha senso parlare di pedofilia in un fumetto? In termini linguisitici forse, in termini giuridici direi proprio di no.
La pedofilia è una questione definita da termini legali e perseguita penalmente per la tutela dei minorenni che sono vittime di abusi.
Fatemi capire bene, allora un fumetto pedofilo dovrebbe essere vietato per la tutela dei PERSONAGGI minorenni che sono vittime di abusi! Siamo, evidentemente, ad un nuovo assurdo…
La verità è che la definizione “fumetto pedofilo” è priva di significato e non ha più valore di quella di “fumetto incestuoso”, “fumetto volgare”, “fumetto violento”, “fumetto immorale”, “fumetto blasfemo” ecc. ecc.
Dati questi presupposti, e vista la mancanza di qualunque implicazione legale, l’accezione negativa di fumetto “pedofilo” rimarrà negativa non all’atto pratico, ma solamente nella testa delle persone.
Una condizione, quest’ultima, più che sufficiente per destare parolai, scandali da due soldi e sommosse di stampo pseudo-proeducazione.
Probabilmente, memori dei problemi avuti alla Star, alla Panini hanno cercato di evitare proprio situazioni di questo genere, ben sapendo che mettere a tacere gli appassionati del manga (o dei manga) sarebbe stato più semplice.
E come dargli torto?
Vittimismo a parte, si è sparato a zero sui prodotti giapponesi, un caricatore in più cosa sarà mai?

Mi astengo da ogni ulteriore commento, ma riporto un’ultima notizia:
– Nel numero 3 di “Eden” (Hiroki Endo) pag. 137 dell’edizione italiana marchiata Planet Manga, una bambina (apparentemente) viene costretta a camminare su un campo minato. Nella vignetta successiva innesca una spoletta, ma ha la freddezza di non togliere il piede, sapendo che tale azione le costerebbe la vita. A pag. 138 un militare che si trova sul luogo prende la mira, spara alla gamba della bambina e gliela trancia con il mitra. A quel punto la mina esplode coinvolgendo quello che è rimasto del corpo della poveretta.

In conclusione:
– La mia isola felice è oramai contaminata.
Sono sempre stato molto fiero di possedere un’edizione nella mia lingua madre di “Ghost in the Shell”: l’accoppiamento delle lumache è stato censurato sia nell’edizione americana, che inglese, che francese e chissà in quali altre.
Per colpa della censura lunghi pezzi di “Evangelion” sono stati evirati in diverse parti del mondo, ma non in Italia.
A quanto ne so, “Narutaru” sta seguendo (o ha seguito) una pubblicazione integra, completa e fedele SOLO in Italia, grazie alla Star Comics.
Dopo la Star e la Dynit pare insomma che anche la Panini abbia dunque preso la sua posizione. Mi spiace constatare che però non sia quella dalla parte del lettore.

A questo punto, sarei molto curioso di vedere cosa succederebbe con la pubblicazione delle fanzine del Comiket di Utatane (Uroboros). Se qualcuno commettesse questo azzardo potrebbe esplodere qualcosa di grosso ed io potrei divertirmi un sacco (animo provocazionista) o avere un sacco di preoccupazioni (animo timorato).

..
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Devo parlare con un paio di persone.

2 Commenti a ““Ludwig” (Mezzo)”

  1. Lelir scrive:

    Scatenati, Ali-chan, abbasso la censura!!!
    A proposito, non so se cihai fatto caso, ma da anni, ormai, su tutte le copertine interne dei manga pubblicati da noi è comparsa una ridicola dicitura che suona più o meno così: “Tutti i personaggi sono maggiorenni”… LOL!!! A che livello di ridicolo si è arrivati!!!

  2. Ali scrive:

    Sono d’accordo con te che sia ridicolo arrivare a queste frasette che poco hanno a che fare con la realtà artistica del fumetto.
    Però tali diciture, come immagino sapremo tutti, hanno anche una mezza valenza legale di “scaricamento della responsabilità”, grazie al quale eventuali lettori minorenni (i loro genitori, più che alto) non possono godere della condizione di “ignoratia”. Come dire: “leggi a tuo rischio e pericolo, se poi diventi uno stupratore, un assassino o sniperissimo, il fucile che fa malissimo (citazione), la colpa è solo tua”.
    D’accordissimo, se questa piccola scritta è il prezzo che devo pagare per poter leggere un fumetto in versione integrale, mi sta bene. Ma perchè invece con “Ludwig” la cosa è andata storta?

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