“The Bold and The Beautiful”

Ho visto la puntata numero 5136 di “Beautiful”.
No, in questo caso non ho visto tutte le puntate FINO alla 5136, ma continua a valere il tentativo di spendere qualche giudizio tecnico su qualunque oggetto visivo a me familiare io intercetti (di questo passo arriverò presto agli spot pubblicitari…).
Prima di saltare alla componente critica, una nota personale: non so mai come pormi davanti a “Beautiful”. A mio parere, non conta niente il fatto che questa soap sia arrivata a più di 5000 puntate attraverso una storia ventennale e che gli indici di ascolto siano sempre elevatissimi: “Beautiful” è spazzatura (poi ci lamentiamo che il Paese va male: se il livello intellettivo medio degli italiani si misura con lo share, direi che non potrebbe essere altrimenti).
Ma non era qui che volevo arrivare.
Come ci si comporta davanti ad un esempio così palese di sub-espressione televisiva e sub-cultura sociale?
1) Lo si detesta, in nome (e per rispetto) di chi si rompe la testa per produrre qualcosa di buono.
2) Lo si ignora, se ne esprimono giudizi (tecnici e soggettivi) per puro spirito di conversazione e niente più.
3) La si butta sul ridere, lasciando alla palese evidenza di infima qualità qualunque conclusione logica.
Nel mio caso, un po’ tutti e tre.

Torniamo alle motivazioni delle definizione “spazzatura”.
Punto primo: i personaggi. Allora, qui il discorso è semplice, ma molto complicato. Prendiamo il concetto di “caratterizzazione”. Voce del verbo caratterizzare: conferire personalità attraverso tratti caratteriali. Oppure: delimitare l’individualità di un personaggio attraverso comportamenti che gli sono propri, meglio se esclusivi. Ora, magari il concetto non è semplice, ma che in “Beautiful” non siano riusciti a capirlo, mi suona un po’ strano. Eppure i personaggi di questa soap sono INESISTENTI. D’accordo, possono giocare sulla loro lunga memoria storica (cioè, i personaggi vivono nella realtà della trasmissione e quindi è giusto che ricordino il passato della loro esistenza fittizia) ed esiste sempre una forma a distinguerli (Susanne Flannery è difficile da scambiare con Ron Moss), ma dal punto di vista della caratterizzazione sono assolutamente UGUALI: non c’è un solo tratto che sia caratteristico di uno ed un solo personaggio. E’ come se in questa soap esistesse una sorta di brodo primordiale in grado di prendere forma in individui diversi ma capace di formattare psicologicamente tutti i soggetti secondo l’unico standard di un blob. In pratica, se “Beautiful” fosse un programma radiofonico interpretato dalla stessa voce per tutti i ruoli, risulterebbe del tutto incomprensibile.

Punto secondo: lo schema narrativo. Sempre ed indissolubilmente uno ed uno solo, riassumibile in: qualcuno fa qualcosa di nascosto e spera di tenerlo nascosto, mentre inizia un percorso di X puntate necessario a far emergere la macchinazione agli occhi di tutti i personaggi. Capirai le aspettative, dopo aver visto il meccanismo attuarsi decine di volte.
Potrei spendere qualche parola anche sugli intrecci amorosi tra familiari e consanguinei, oppure sulla ripetuta morte e resurrezione di molti personaggi (roba che nemmeno in certe religioni…), ma non ne vedo grande utilità.

Punto terzo: la ripresa. In condizioni normali non ho niente da segnalare, ma nelle sequenze di suspance -per così dire- lo stile devia improvvisamente sull’handycam da padre di famiglia ubriaco che riprende due pargoletti schizofrenici in piena crisi epilettica. Francamente non riesco a spiegarmi il colossale eccesso di zoom per sottolineare la recitazione da triglia degli attori e, tantomeno, lo steady iper-traballante (che alle volte inizia a sballottare di qua e di là senza motivo), volto ad assecondare con particolare dinamismo (!) le scene di azione (!!). Cose che nemmeno un bambino con un cellulare…

Punto quarto: l’ambientazione. Capisco che i personaggi ricchi abbiano più libertà di azione grazie alla loro condizione economica favorevole, ma vedremo mai un esterno o una qualche locazione che non siano una villa, uno chalet, un ufficio o un locale di Beverly Hills? Ah, si, dimenticavo l’excursus a Portofino con la 600 Multipla (!).

Le conclusioni, ordinate rigorosamente in base alla sequenza precedente:
1) “Beautiful” è chiaramente il raduno dei falliti di Hollywood.
2) Quando ricomincia “One Piece”?
3) La scena dello stupro di Brooke è esilarante.

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3 Commenti a ““The Bold and The Beautiful””

  1. Lelir scrive:

    Ti scrivo dal punto di vista di chi traduce e, talvolta, deve adattare dialoghi per autentiche ciofeghe (termine romano per dire ‘schifezze’) che passeranno poi in televisione: Beautiful è una vera immondizia, come giustamente dici tu, ma per coloro che ci lavorano in Italia – dai traduttori, adattatori, doppiatori, fino ai tecnici del suono etc. – rappresenta ciò che il lavoro statale è per noi altri: la sicurezza economica di un lavoro potenzialmente inifnito, facile e regolare. In poche parole, questo sottoprodotto dello squallore mentale americano che abbiamo accettato con tanta passiva prontezza (scusa l’ossimoro) è una vera manna dal cielo.
    Pensa che per un paio di anni per me è stato così lo sai con cosa…? I Power Rangers!!! Adesso sono passata ai documentari sul surf, ma la tristezza è appena appena di meno, te lo assicuro.
    Complimenti per l’analisi tecnica, è stata una lettura quasi esilarante 😀
    Bye bye!

  2. Ali scrive:

    Ma certo, comprendo benissimo il tuo punto di vista, ma da appassionato di buon cinema/televisione volevo togliermi questo sassolino dalla scarpa (anche a costo di meritare un po’ di astio nei miei confronti).
    Il discorso è sempre il solito, alla fin fine: la mia nota di biasimo va alla produzione della soap che, pur essendo colpevole di produrre spazzatura, non si fa carico della responsabilità di migliorare il livello qualitativo della trasmissione (per come è adesso, ci vorrebbe veramente poco).
    Anche l’argomentazione contraria è sempre la solita: se la gente vuole che “Beauiful” sia così (e lo dimostra lo share), che male c’è a darglielo così come lo richiede? In pratica, la gente VUOLE instupidirsi.
    E ancora, la motivazione di nuovo contraria: non è che la gente voglia instupidirsi, la gente sa che “Beautiful” è per sottosviluppati, ma accetta di vederlo facendosi forte di questa consapevolezza.
    La mia nota di biasimo va anche alla “gente”: tutti i drogati pensano di poter smettere quando vogliono.
    Grazie per i complimenti, è stato un divertimento anche per me.

  3. Sil scrive:

    Heh.
    Le soap vengono concepite e realizzate non per narrare storie, ma per veicolare stati d’animo che sono:
    1. Ripetitivi (e ripetuti)
    2. Fuori dalla quotidianità, ma diluiti
    3. Senso di familiarità
    Esattamente come certe droghe. E’ come un defibrillatore per casalinghe.
    Se ci pensi è lo stesso concetto valido per i bambini, che amano guardare gli stessi film o ascoltare le stesse storie. Per una persona adulta sarebbe strano rimettere sempre lo stesso film solo per avere un sottofondo al proprio momento di rilassamento, e quindi si crea un contenuto che in pratica… è lo stesso schema ripetuto per dare l’illusione che una trama avanzi a passo di tartaruga.
    Ehm… ovviamente non è che lo dico io, è accademia…
    Secondo me sarebbe più sano un po’ di musica o un libro, ma che ci vuoi fare, rimpinzarsi i sensi mette gli uomini tranquilli…

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